
Sono sceso in una piccola stazione che a malapena si distingueva nella nebbia.
Nella sala di aspetto non c’era nessuno a parte qualche pallida ombra umana che si allontanava velocemente verso chissà quale destino.
La nebbia mi è entrata negli occhi, il bar della stazione ha chiuso i battenti da anni e anni. Saracinesche arrugginite contano il tempo, nessuna insegna dell’ospitalità può consolarmi in questo vuoto.
Non conosco più nessuno.
Forse non l’ho fatto mai. Quello che si semina si raccoglie.
Un treno rapido taglia la nebbia con le sue luci pallide e subito scompare nel buio, un buio senza speranza.
Quando tutto era chiaro non volevo capire. Ora non serve più capire, non più qui. Non serve capirlo neanche altrove.
Alb 7/1/2020
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Mah insomma miseryka, questa l’ho buttata un po’ su perché mi stavo rompendo gli zebedei in treno😄😄😄
È bella!!!!!
Peace&Love e nebbia allora 😉
Assolutamente sì
sintomi di una grande malinconia
Concordo con la grande malinconia .
Malinconia compagna di vita, spesso 😟
Racchiude tutta la realtà di una indifferenza totale,che in questi decenni a colpito l’intera umanità…isolarsi.
Hai descritto lo “spettro” di oggi,in cui ci specchiamo.
Esattamente Caterina. Forse l’ho dipinta in toni un po’ cupi ma come avrai avuto modo di renderti conto anche se si va nella stazioni grandi o in qualsiasi posto la legge dell’individualità e dell’indifferenza regna sovrana. La nebbia sta al tempo attuale come il solleone in luglio 😟
Belle le tue poesie
Grazie Dario 🙂
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