
Nei momenti di lucidità perfetta, la nonna ricordava istanti della sua vita che per me potevano appartenere a secoli prima. Invece non erano che pochi decenni. Ora che lo ho trascorsi anche io mi rendo conto di quanto il solo ieri sia trenta anni fa.
La nonna raccontava dei tempi della sua gioventù, della politica autoritaria di allora, della lunga guerra, dei bombardamenti. Li raccontava facendo altre cose, lei non stava mai ferma. Preparava un tè limone/zenzero, cuciva una calza malandata. Guardava fuori dalla finestra senza guardare nulla in particolare.
Guardava i fiori. Parlava del marito morto già da un bel pò. Era un tipo così, sai, un pò burbero ma era buono di cuore. Burbero sì, ogni tanto era meglio lasciarlo da solo. Immagino dopo qualche alzata di gomito in osteria ma non osavo dirlo.
La nonna raccontava un pò e poi se ne stava in silenzio a guardare fiori e fuori dalla finestra come a cercare il filo del tempo e della vera felicità che probabilmente non aveva mai vissuto.
Due figli, nipoti, sempre da fare. Non c’era tempo per discutere nè per riposare. Quello sarà presto quando varcherò la soglia del cancello d’argento. Lo sai? Per me quando ci sarà la grande chiamata ci sarà un cancello d’argento e io, stanca, camminerò finchè troverò la pace e il silenzio.
Troverò poi tutte le persone importanti della mia vita che sono andate già avanti. Oltre il cancello d’argento. Staremo insieme per sempre. Che bello. Spero sia presto.
Quando ci fu la grande chiamata sentii aprirsi cigolando dei cancelli che non potevo vedere. Sapevo che c’erano da qualche parte ma a me non era concesso nè vedere nè valicare.
Saremo tutti di nuovo uniti. E rideremo nella pace. Per sempre.
Albert 28/02/2020

House and place of dreams ♥️
¿Cuál es tu reacción?

Feliz
0

Alegre
0

Da igual
0

Enojo
0

Tristeza
0
Bello tutto.
Grazie esimio!
SPACCA DI BUGNO: COMPLIMENTI 👍 6 UN GRANDE
Ma no, Gianmarco non esageriamo. Una robetta da quattro soldi 😉
E’ bellissimo. Ho una grande ammirazione per i blog come il tuo, dove si scrive, perché io non sono creativa, non so inventare come fate voi, chi con le parole, chi con le foto, chi con l’umorismo, chi con la scienza, la musica o la filosofia. Anche nel lavoro non creo. Faccio traduzioni. E allora, sai come si dice: chi non sa fare, critica. Ed è quello che faccio io: mi limito a criticare cose fatte da altri. Comunque ognuno fa quel che sa, quel che vuole, quel che gli piace. E’ il bello dei blog. Penso che siano la quintessenza della libertà di parola. E un commento ogni tanto è comunque un saluto, una briciola di umanità tra i byte del PC.
Grazie per le tue belle parole, ma le mie sono solo parole, una goccia nel mare 😉 comunque non sempre viene idea su cosa scrivere e poi devi avere cura anche di chi ti segue. E non sempre è possibile. Comunque tu scrivi di robe di cui io non so praticamente nulla, poi criticare…mah non so. Ognuno critica per qualcosa, io critico tu critichi egli critica noi critichiamo ecc. Verbo criticare 1 coniugazione 😄
Bravo, sei preparato!
ti si prav 1 pisatelj!
Hvala lepa 😉 lep dan!
The pictures are so beautiful. I could see myself living there. 🙂
Thanks, this is a dream for me too! 😉
Belle parole, complimenti!
Ieri sera ascoltavo Battiato dei primi dischi in bomba e mi è preso l’effetto nostalgico 😬 Grazie🙂
Ho sempre trovato che ascoltare le parole dei nonni o delle persone anziane sia come vivere con loro attimi che invece non ci hanno visti partecipi. Questo tuo ricordo della nonna è dolcissimo e anche commovente. Grazie.
Saluti, Patrizia
In effetti ero l’unico della famiglia a stare ad ascoltare i vecchi, un pò voluto un pò subito. Ora però a distanza di tanto tempo fa piacere ripensare a quel loro mondo, tramontato con loro. I figli non sono i padri, tantomeno lo sono i nipoti. Peccato però. Grazie Patrizia 🙂
E speriamo.
Guai non sperare, Fulvia 😉
Che tenero racconto. Le nonne di allora sono le nonne di tutti. Anche la mia era così … raccontava mentre faceva altre mille cose. Nel caffè metteva il fernet. Che ricordi….Grazie
Grazie a te 🙂 Eh le nonne..anche se quando raccontavano ste robe si pensava a come svignarsela il prima possibile, alla fine rimane tutto. Nulla si dimentica. Neanche il Fernet, senza caffè però 🙂
Vero! 😉