All’orizzonte

Nei momenti neri della vita l’unico sole viene rappresentato da un prato. Il prato e l’orizzonte.

L’orizzonte, la visione dell’infinito, nel drammatico momento attuale rappresenta la più triste utopia dal momento che non può essere raggiunto. E poi?

Una volta che potrà essere raggiunto fisicamente, in teoria dal momento che l’orizzonte è infinito, quindi non può essere raggiunto, cosa cambia?

Il dovere imposto dagli altri, dal sistema, da quello che conta in questa vita, secondo gli altri, rende questo meraviglioso spazio infinito, tanto sognato, un muro di nuvole nere, nebbia e dolore. Dolore come dovere, tempo risicato per far contenti gli altri, anni che passano e traguardo finale sempre più vicino.

L’orizzonte è laggiù, nella sua maestosa bellezza, come un’utopia di una magica casetta nel bosco o il semplice correre in un prato per sempre, senza doveri, e desideri confusi.

L’orizzonte si staglia là senza possibilità di essere raggiunto. E il tempo passa inesorabile, perfido.

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Sono un insegnante, attratto dalla cultura e dall'underground urbano e la sua musica, la periferia e le sue sfumature sociali, dal disagio sociale e la tematica giovanile. Amo la Natura, la letteratura del Novecento europeo, le avventure per ragazzi, i tramonti sulle valli e sulle lagune del mare d'inverno, le montagne, la neve, i boschi, il silenzio dove pensare, meditare, suonare e creare musica, collezionare dischi e libri, scrivere qualche riga qua e là su temi giovanili, personaggi femminili tragicomici e un po vintage, perchè mi piace così. Ad maiora

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