Dolce vita

Queste due parole, dolce vita, esprimono indubbiamente l’opposto di quello che stiamo vivendo in questo tempo, ma questo è solo la punta dell’iceberg. Nel tempo precedente, anche nel decennio precedente, si è visto una decadenza della società, della spensieratezza, della gioia senza pari. Pur essendo ancora relativamente giovane, me ne accorgo benissimo. Mi pare stiamo vivendo in una fabbrica di infelicità senza pari nella storia.

Senza scomodare registi famosi o canzoni omonime di qualche decennio fa, la dolce vita si basa sull’influsso di Venere ed è tutta al femminile. Nei cari, cosiddetti bei tempi, perchè i bei tempi si possono fabbricare solo in una società e in clima sereno e spensierato, senza crisi economiche, quando trovare lavoro era semplice, era tutto più armonioso.

Ricordo un epopea piena di gente, piena di sorrisi, piena di voglia di fare festa, piena di sagre campestri, piena di localini, trattorie, baretti, osterie piene di gente chiassosa e spensierata. Ricordo estati al mare con quattro soldi in tasca e la morosa nella mano e non solo là, a camminare nelle spiagge d’estate al tramonto, con tanti sorrisi, speranze, senza nessun progetto reale per il futuro perchè non ce n’era bisogno. La vita dava abbastanza possibilità, bastava scegliere il vento migliore e si decollava, come aquiloni nel cielo, verso aurei destini e grandi speranze…

…se la morosa ti mollava era molto semplice trovarne un’altra. Ci si voleva divertire con poco, loro volevano divertirsi come normale era, non serviva essere il figlio del paparino con la grana o il dandy con i Rayban di turno. Oggi invece per trovarne una felice è come andare in trincea nella prima guerra mondiale.

La cosiddetta “dolce vita” come mi piaceva chiamarla, ma non con il senso del poi, era davvero dolce, ma dolce come la cosa più dolce che uno sogni sia dolce. Non che non ci fossero problemi, ma si affrontavano meglio e sicuramente non c’era tutta questa spaventosa povertà e sfiducia di oggi.

Più si va avanti meglio si vive? Il caro motto si stava bene quando si stava peggio, mi sembra stia a pennello in questa epoca sfigata di condanna alla guerra per andare a fare quattro passi o per trovare un sorriso per strada. O un bambino felice a scuola. O parole di spensieratezza. Tutto finito, alles kaputt? Si sa che è tutto ciclico, ma quello che non andrà bene domani lo si costruisce oggi, ora, in questo momento.

Oggi mi è venuto in mente questo titolo guardando per caso una foto di venti anni fa. Erano davvero momenti egregi, inutile menarsela tanto con filosofie alla Schopenhauer.

La dolce vita è dolce, femminile, di Venere, della lussuria, del piacere, del pensiero etereo e gioioso, dello stare bene comunitario. Un orizzonte fresco, pieno di sole, pieno di speranza, da qualche parte è rimasto qualcosa, bisogna tirarla fuori. C’è?..

…batti un colpo, please!

Albert 6/5/2020

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Sono un insegnante, attratto dalla cultura e dall'underground urbano e la sua musica, la periferia e le sue sfumature sociali, dal disagio sociale e la tematica giovanile. Amo la Natura, la letteratura del Novecento europeo, le avventure per ragazzi, i tramonti sulle valli e sulle lagune del mare d'inverno, le montagne, la neve, i boschi, il silenzio dove pensare, meditare, suonare e creare musica, collezionare dischi e libri, scrivere qualche riga qua e là su temi giovanili, personaggi femminili tragicomici e un po vintage, perchè mi piace così. Ad maiora

25 thoughts on “Dolce vita

  1. Personalmente penso che si debba sempre guardare avanti, i rimpianti fanno solo star peggio. L’orizzonte non è granché, però la speranza, come si dice, è l’ultima a morire. Firmato: Raffa l’Ottimista.

  2. Me li ricordo anche io quei tempi, gli anni 80 e 90, quando tutti avevano i soldi (bene o male) prima che poi scoprissero che quei soldi non esistevano e venne la prima crisi economica, poi la seconda, ora la depressione senza precedenti che ci aspetta.
    Speravo che la situazione attuale potesse dare alla gente la possibilità di rivalutare le condizioni di vita attuale e, magari, fare un passo indietro, tornando magari a sorridere per poco. Come una volta.
    Ma, ahimè, penso che rimarrà solo un’utopia…

    1. E’ esattamente così. A me danno un immenso fastidio quegli spot da andrò tutto bene, ripartiamo quando tu, sistema succube e incapace, hai fatto in modo che tutto andasse in vacca e fai finta di niente. Quindi è normale vedere i mesi di maggio di venti, venticinque anni fa con immenso affetto, come una vera “dolce vita” e non è solo perchè si aveva qualche anno di meno, ma perchè i fiori erano più profumati, le estati più estati, i viaggi più viaggi, l’amore più amore, musica più musica ecc. Oggi è un deserto di rovine senza speranza. Poi, se mi sbaglio, ben venga!

  3. Quello che hai scritto non so perché inizialmente mi ha portato verso Pasolini e ai suoi articoli inerenti la trasformazione antropologica degli italiani poi però nella fase conclusiva la tua chiave di lettura legata sia alla figura di Venere sia al dischiudersi di un orizzonte salvifico mi ha portato verso una dimensione poetica, molto distante dalle dinamiche sociali. Comunque secondo me c’è. 😉 Buona serata! 🙂

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