In periferia / Italian suburbs

Quando l’affanno della giornata volgeva al termine, tutto il caos del centro delle città e dei grandi poli industriali si spostava in periferia, dove forse oggi la si vede come un turpe e grigio dormitorio, ma in origine non era così.

Il romantico disegno posto sopra queste righe, mostra un ambiente bellissimo, bagnato di pioggia antica, che sa di profumo e di memoria. Memoria di anziani seduti sulle porte di casa a raccontarsi le loro vicissitudini di vita, negozi a tradizione familiare, il cui magari burbero bottegaio teneva una matita sopra l’orecchio per segnare sul libro nero i conti non ancora saldati di clienti che avevano dimenticato il portafogli a casa…oppure erano quei simpatici baffoni con sorrisi per tutti e caramelle ai bambini. Sinceramente non mi ricordo, sono ancora relativamente giovane.

La parola periferia ha sempre messo dentro la mia mente qualcosa di magico, di funzionale, di ordine e pulizia. Di profumo di dolci e pane, di panni stesi al sole e cagnara di tanti bambini a giocare, farsi male, picchiarsi, perdonarsi, rispettare.

La periferia dell’infanzia, quando il padre ci portava a fare due passi, magari in questa stagione, con il profumo dei glicini, dei fiori, delle rondini, della vita. Già vita. La periferia era piena di vita e di odori, ma quelli genuini, semplici, buoni.

Ora non starò a dire che oggi la periferia fa schifo, è tutto finito, si stava meglio quando si stava peggio, i centri commerciali hanno fatto chiudere tutto, la gente se ne sta in casa a cazzeggiare con i cellulari, il covid 19 ha decretato il de profundis…però…però

….però è vero!

Alberto 29/5/2020

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Sono un insegnante, attratto dalla cultura e dall'underground urbano e la sua musica, la periferia e le sue sfumature sociali, dal disagio sociale e la tematica giovanile. Amo la Natura, la letteratura del Novecento europeo, le avventure per ragazzi, i tramonti sulle valli e sulle lagune del mare d'inverno, le montagne, la neve, i boschi, il silenzio dove pensare, meditare, suonare e creare musica, collezionare dischi e libri, scrivere qualche riga qua e là su temi giovanili, personaggi femminili tragicomici e un po vintage, perchè mi piace così. Ad maiora

11 thoughts on “In periferia / Italian suburbs

  1. Ma tu sei giovane.. Quella periferia che dici l ho vissuta io.. Con i filos davanti a casa.. Ma il padre non mi portava a passeggio e le madri tribolavano… Non so mi sembra dipinta in modo poetico la tua.. Sarà questione di esperienze… Buona giornata

    1. Filos, immagino filobus? Ai miei tempi i filobus e tram li avevano mandati in pensione da qualche anno per rimpiazzarli con quegli orribili bus verdi, li vedevi uguali un po’ dappertutto. Comunque da noi la periferia era un po’ più paesetto campestre che città tipo Milano per dire. In parte è rimasta così casino di traffico a parte 😬

  2. Molto è cambiato, sono 20 anni che non vedo più bambini giocare a pallone sotto casa dei miei quando torno a Roma, ma per fortuna ci sono ancora i bar dove i vecchi giocano a carte, le enoteche, le persone che fanno crocchio e parlottano, quello che strilla e saluta dal balcone, quelli che sanno ancora tutto di tutti… insomma, qualcosa dal sapore antico è rimasto, ma È destinato a sparire…

  3. I piccoli centri ancora vivono di questo, i paesi non hanno periferia, sono vitali ovunque.
    nelle grandi città un paragone tra il prima e l’adesso non si può più fare.

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