I BAMBINI E IL GIROTONDO

IL GIOCO DEL GIROTONDO

IL GIOCO DEL GIROTONDO

I BAMBINI E IL GIROTONDO

Non c’era niente di più magnetico del girotondo. Nella nostra compagnia di bambini si usava farlo ogni tanto, dipendeva da come, dove e soprattutto con chi.

Il come e dove dipendeva da dove eravamo.

Se era il cortile della scuola e chi ci sorvegliava erano le maestre allora stavamo ben composti, senza fare troppo baccano e soprattutto senza strattonare il compagno che ci era a destra e/o sinistra.

Non eravamo noi a scegliere a chi stringere la mano, speravamo sempre di trovare il compagnone più fico, quello che si elevava, il bulletto.

Magari aveva le mani sudaticce e sporche di pennarello o di altre cose, si ingoiava il senso di schifo e via, strette le mani, via col girotondo…

…prima da una parte, poi dall’altra. Alla fine ci sentivamo come ubriachi e camminavamo a mò di zombie verso l’insegnante che ci aspettava dicendo di muoverci.

Se il girotondo era nel cortile del condominio o, meglio ancora, nel campetto erboso poco distante ancora meglio.

Là potevamo sceglierci chi avere accanto, se non ci andava lo mandavamo via, potevamo strattonarci l’un altro per dispetto o per gioco, spesso si finiva col sedere a terra e gambe all’aria. Allora…

…allora ci si metteva a ridere canzonando il malcapitato.

Forse poteva nascere una mini baruffa o zuffa, quattro spintoni giusto per stabilire chi era il leader del gruppo. Cose da bambini e ragazzi, nessun adulto interveniva, ce la sbrigavamo da soli.

Quando però avevamo la fortuna suprema di potere iniziare il girotondo con la ragazza più bella, più ambita, quella che faceva battere il cuore come un matto, quella le cui mani non erano sudate,

anzi erano candide, bianche, bellissime, allora quella corsa in cerchio poteva durare anche per sempre, senza fretta di cambiare il partner, senza bisogno di fare i prepotenti e di strattonarla…

…ci si guardava, lei forse sorrideva, non farmi cadere, diceva sorridente, guardando in basso.

Se non lo diceva all’altro cui stringeva la mano allora era il massimo del tripudio di gioia.

La gioia e le emozioni che possono dare solo un’età spensierata, dove non si vedevano conflitti, interessi, avidità, odio, guerra.

Come tutte le favole non a lieto fine, anche noi cambiammo e ce ne andammo a vivere in altri quartieri, città, nazioni, continenti.

Nel prato del girotondo costruirono palazzine per nuovi residenti. Qualcuno di noi non vide neppure la maggiore età, rimase per sempre giovane ma…

…ma come tutte le cose che rimangono immobili nella mente, pure e incontaminate, potevamo anche pensare che il nostro girotondo, come la muraglia cinese, si poteva vedere dallo spazio, dai pianeti e dalle stelle.

Oppure bastava che lo guardavamo e vivevamo noi…

Noi eravamo il centro, il mondo e la sua vorticosa esistenza,

 

Albert 12/10/2020

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Sono un insegnante, attratto dalla cultura e dall'underground urbano e la sua musica, la periferia e le sue sfumature sociali, dal disagio sociale e la tematica giovanile. Amo la Natura, la letteratura del Novecento europeo, le avventure per ragazzi, i tramonti sulle valli e sulle lagune del mare d'inverno, le montagne, la neve, i boschi, il silenzio dove pensare, meditare, suonare e creare musica, collezionare dischi e libri, scrivere qualche riga qua e là su temi giovanili, personaggi femminili tragicomici e un po vintage, perchè mi piace così. Ad maiora

12 thoughts on “IL GIOCO DEL GIROTONDO

    1. Grazie Raffaella, mi è venuto da scriverci sopra pensando…pensando ai vecchi tempi ahah. Per quanto riguarda il nuovo aspetto grazie ancora, ma io non ho fatto niente, del tipo stavo toccando qua e là a casaccio e ho fatto un pò di casino, forse ho fatto un casino positivo 😀

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